“Hai visto il rimmel?” gli urlo dal bagno
“Ehm… non ce n’era molto e dovevo fare pratica…” Risponde Paolo raggiungendomi seminuda.
“Ma cazzo, Paolo!” sbotto furiosa. “Ma… quella è la mia camicetta! E… Vuoi andare al lavoro così?” Lo guardo stupefatta
“Smart working oggi, amore.” mi risponde al settimo cielo facendomi l’occhiolino prima di andarsene.
“Non vale! E comunque hai finito il rimmel!” Gli urlo infuriata.
Infuriata per il rimmel, infuriata perché il mio capo, a me, non ha dato il permesso per lo smart working, e per la camicetta che non metto più oramai da qualche chilo fa, mentre a lui sta benissimo, esile e asciutto come quando ci siamo baciati la prima volta e, non glielo confesserò mai, quel primo bacio è stata una scommessa con le mie amiche che dicevano che un figo così carino, educato e timido non poteva che essere gay, e non posso fare a meno di pensare che mi sono innamorata di lui proprio per come era.
“Se butti all’aria le mie cose, sei pregato di rimettere in ordine, signorina!” lo ammonisco con una sculacciata.
“Io? Quando mai?” mi ignora continuando a cercare.
“E mandami delle foto almeno! Altrimenti metto i lucchetti all’armadio.” lo saluto baciandolo. Le sue tettine finte contro le mie mi danno sempre uno strano eccitante effetto.
Sarò mica lesbica?
"Stai attento online e soprattutto con quella Miss… Sabrina. Non mi piace, è infida”
…infida e troppo figa, con quella vocina da santarella e i suoi occhioni blu.
"Ok. Tanto lo sai che sei sempre tu la mia ipnotizzatrice preferita, Mistress" mi abbindola sapendo cosa mi succede là sotto quando mi chiama così.
"Bugiarda!" Lo minaccio stringendogli le palle nella mano "Lo sai cosa ti faccio se cerchi di uscire dal nido, uccellino. Vero? Zac, zac… tu sei mia! Solo mia!" Sottolineo con una prolungata strizzata ai gioielli.
"Per andare dove? Ti amo troppo, padrona." Mugugna tra dolore e piacere.
Deve essere una specie di trigger che usa per farsi perdonare le cose, lo sento, perché quando lo dice mi sciolgo.
"Brava ragazza." Bisbiglio al suo orecchio, inspirando "adesso augurami la buona giornata come sai fare tu…" aggiungo spingendolo giù tra le mie gambe.
Perché su di lui il mio profumo è così buono?
"Yes, Mistress…" risponde con quel modo sexy di fingersi ipnotizzato dal mio comando.
"Ti odio quando usi sempre lo stesso lato." borbotto tra gli affanni dopo aver goduto. Lui è ancora lì sotto a coccolarmi di baci. Accarezzo per un attimo la sua parrucca bionda poi, lentamente sistemo le mutandine immaginando il mio gluteo sinistro infuocato, gioire di dolore.
"Mi rimarrà il culo bollente fino all'ora pranzo."
"Si? Ottimo. Mandami delle foto schiava ipnotizzata." Commenta aggiungendo un'altra sculacciata.
"Unghh… Si, padrone" rispondo strizzando gli occhi per il pungente piacere.
Dopo il chiarimento di tre mesi fa, il gioco di ipnotizzarci a vicenda veniva usato come metodo per "comunicare" ciò che pensiamo o vorremmo che l’altra accettasse. Un gioco molto produttivo che ci permette, o ci obbliga, ad essere completamente aperti.
Quanto poi sia solo un gioco, devo ancora scoprirlo perché, a volte, mi spaventa come mi lascio prendere e come desidero che Paolo sia disponibile a farlo. Proprio come è successo un minuto fa.
Fuori il mondo sembra così ordinario. Un uomo in metro mi fissa i piedi. Mi domando se si vede così tanto che sono appena venuta in bocca a mia moglie. Forse è anche lui solo un feticista dei tacchi alti. Ora di stasera me ne pentirò, ma Paolo aveva ragione, e un po’ mi sto abituando, aiutata proprio da quegli sguardi che compensano in buona parte la tortura.
“No grazie, preferisco stare in piedi.” rispondo alla sua offerta di cedermi il posto a sedere.
Almeno fino all'ora di pranzo…