"In rosa, potrebbe abbinare questo reggiseno e questa canotta.” Commentò la commessa con un sorriso a trentadue denti.
Che taglia di reggiseno porterà? Scommetto che lo scoprirò presto…
“No, solo le mutande, grazie.” frenai l’entusiasmo della commessa “Si, sette paia… Si, tutte rosa” confermai rassegnata.
Se mi fai un’altra domanda ti strangolo con il filo interdentale puzzolente di culo, tipo agente del KGB in Mission Impossible!
“Con più di sei paia le facciamo un omaggio di questo gioiello. Può essere una catena corpo segna vita, o una collana o anche un braccialetto” aggiunse la cassiera inserendo nella busta una scatoletta e mostrando, scuotendo il polso, che la indossava anche lei.
“Tenga lo scontrino per il cambio, nel caso siano strette” Concluse misurandomi il culo con gli occhi.
“E poi, in omaggio, ti hanno regalato anche questo gioiello.” cercai di distrarre Paolo che guardava affascinato la sua nuova biancheria.
“Sei… sei sicura che siano da uomo?” commentò quasi sbavando dalla voglia di provarle.
Ma guarda che situazione del cazzo! Mi tocca pure convincerlo, il…
Dovevo togliermi quella parola dalla testa e mi ero imposta di non usarla più nemmeno nei miei pensieri.
“Secondo me ti staranno benissimo e non voglio pensare che culetto sexy ti faranno…” miagolai salendo a cavalcioni su di lui, mentre era sul divano.
Appena abbassò l’indumento di raso e pizzo, si ritrovò con il ciondolo in omaggio penzolante davanti ai suoi occhi.
“Secondo te l’ipnosi funziona veramente? Adesso ti ipnotizzo e ti trasformo nel mio maggiordomo come nel film” sussurravo lasciando che i suoi occhi seguissero la farfallina di decorazione alla fine della catenella. “Tagliare il prato, fare il bucato e…”
“Schiava Ipnotizzata… schiava ipnotizzata, guardami negli occhi.” mi bloccò
Ma cazzo stavo giocando! Possibile che non ne faccio più una giusta con te?
“Si, Padrone”
“Volevi ipnotizzarmi, Alice?”
“Si, padrone”
“Perché? Cosa volevi fare dopo?”
Lo vuoi proprio sapere? Io sono in tuo potere e devo risponderti sempre sinceramente. Senza segreti. L’hai ordinato tu.
“Volevo domandarti se sei gay”
Lo vidi irrigidirsi, come sperduto.
“Pensi che… Cosa pensi di omosessuali o i bisex o i travestiti? Parla”
“Mi piacciono, cioè non ho problemi, ma ho paura che poi io non possa bastarti più. Non posso competere con un uomo.”
Bugia. il mio buco del culo è mille volte meglio da leccare. E poi ti ci voglio leccare la tua sborra da un sedere peloso. Attento a ciò che desideri, padronA.
Si era fatto serio. Ero terrorizzata che adesso avrebbe usato l’ipnosi per farmi cambiare idea o farmi dimenticare tutta la storia e così non avremmo affrontato il problema.
“Ti capita di guardare dei porno, Alice?”
“Qualche volta si. Si,padrone.”
Ma che c’entra adesso? E poi sono certa che lo sapevi già. Vengo io a spiare quello che fai tu con il tuo computer?
Non succedeva spesso, ma in certi periodi del mese il ‘prurito’ mi distrae troppo, e sto meglio dopo un orgasmo anti stress.
“Dimmi dell’ultimo porno che hai guardato. Raccontami tutto”
Oh cazzo! Proprio l’ultimo? Sei nei guai Alice.
Era stato quindici giorni prima. Ero a casa da sola. Lo sai no, quando ti perdi nel web, ero su Instagram e mi compare una tipa in latex che gioca con delle manette. Entro a vedere il suo profilo e c’è tutto il suo mondo. Altri vestiti, corde, manette e fruste. Poi qualche contenuto assieme ad un’amica che finge di maltrattarla, tirandole i capelli e sculacciandola sulle natiche sode e luccicanti, rivestite di finta pelle elasticizzata, che copre qualsiasi imperfezione facendola sembrare perfetta. Due super fighe con più di trecentomila followers. Chissà quanti cazzi-follower facevano segare ogni giorno. E il mio prurito aumentava riguardando in loop quei venti secondi in cui la sculacciava e le tirava i capelli ammanettata.
Poi cerchi manette e poi punizioni e poi sottomissione e… BANG! Finisci davanti ad un elenco infinito di video perfettamente allineati a ciò che desideri, schiava dell’algoritmo di profilazione che ti conosce più di te stessa.
“Una donna vestita di pelle e latex stava torturando un’altra donna legata.” ammisi “Si eccitavano a vicenda nel loro gioco di dominazione e sottomissione.”
“Ti sei toccata, ti ha eccitato? Sei venuta?”
Ecco, ora passo per lesbica che si masturba guardando i porno con due donne. Era solo un prurito. Una fantasia. Mi piacciono gli uomini ed adoro il tuo cazzo, Paolo.
“Si sono venuta, ma… con un secondo video simile.” ho confessato. Forse se mi umiliavo, anche lui si sarebbe aperto.
Sei GAY o no?
“Sei lesbica, Alice?”
NO!!! Ma non stavamo parlando di me!
“No. È stata l’atmosfera ad eccitarmi, la pelle, il latex, il gioco.” Cercai di analizzare la cosa.
“Ma non erano due uomini. Perché?”
Scacco matto!
“Perché trovavo le due donne più sexy. Più eccitanti.” Confessai.
Basta ti prego. Ho capito. Facciamo che usi l’ipnosi per cancellare tutto. Facciamo che io non ho nessun sospetto su di te e che trovo il tuo culo ed anche il tuo salsicciotto tremendamente sexy rivestito di lycra rosa e pizzo.
“Sei stata brava a confessare le tue fantasie. Guardami negli occhi… ”
Si, sparaflesciami, ti prego…
Mi portò nello studio e mi fece sedere davanti al suo computer poi mi ordinò cosa fare, partendo dalla password che è tutt’ora ‘140219’ il San Valentino del primo bacio, poi mi fece aprire un browser, che non era Chrome, ordinandomi di aprire il menù di preferiti ‘Hypno’
Mi spiegò dove aveva imparato ad ipnotizzare e c’erano dei siti dove chattare con altre persone con la stessa… passione. Poi il menu ‘Video’. Una collezione molto lunga. Il primo sito era proprio quello in cui avevo trovato le due donne, riconoscevo il logo ma, nel suo caso, era una raccolta di video relative all’ipnosi, istruzioni per masturbarsi o, udite udite, per sentirsi attratto dal cazzo, come succhiarlo e come ingoiare. Infine un menù ‘Trans’ e qui probabilmente sfogava la sua fantasia di femminizzazione ed attrazione per creature né maschi né femmine, o forse entrambe, facendomi sentire incompleta o inutile. Comunque guardassi la cosa.
“Guardami Alice.” mi ruotò sulla sedia verso di lui.
Era davanti a me in piedi e lo vedevo terribilmente dominante seduta sulla poltrona. Mi teneva la faccia tra le mani obbligandomi a guardarlo fisso negli occhi. Confesso che, in quel momento, avrei voluto che l’ipnosi non fosse solo una fantasia ma che potesse veramente entrarmi dentro e fare ordine nel casino che sentivo nella mia testa.
“Io sono pronto.” Disse serio “Facciamo che finiamo questa finzione dell’ipnosi e ci comportiamo da persone mature.
Cazzo stava dicendo? Quindi sa che fingevo? L’ha sempre saputo?
“Ma…Però un po’ mi piaceva chiamarti padrone….” mormorai scioccata e incapace di trovare altro da dire e di connettere “...e il Paolo dominatore mi ha fatto eccitare tantissimo.” aggiunsi sentendomi improvvisamente più leggera.
“E il Paolo un po’ gay?” domandò sorridendo.
Sorrisi anche io, ma non perché lo trovavo ridicolo, solo perché mi sentivo felice. Super felice.
Restammo in silenzio almeno un minuto a fissarci negli occhi.
“Ti provi le tue nuove mutandine per favore, che se non vanno bene le posso cambiare?” aggiunsi iniziando a sbottonargli i jeans. “Aspetta.” lo trattenni, abbassando un poco i pantaloni, gli abbracciai il bacino godendomi una intensa palpata di sedere liscio e morbido nelle mie mutande anti stupro.
“Assomiglia a quello di una ragazza?” domandò
Sembrava un test. Mi dava la possibilità di ammettere che si, se fosse assomigliato ad una ragazza mi sarebbe piaciuto.
“Si. Sei una gran figa e ti amo, Paolo.” Lo sculacciai prima di lasciarlo andare.
Dalla porta semichiusa dello studio lo vedevo indossare le mutande, il suo salsicciotto si stava già indurendo al pensiero. Quando ritornò per farsi ammirare, lo abbracciai di nuovo da seduta. L’asta diventava sempre più dura e la mordicchiai un poco accarezzando ancora il suo sedere liscio, poi mi portò una mano ad accarezzargli le palle. Che sensazione sexy!
“Schiava ipnotizzata.” borbottai ridendo. “Ma come ti è venuto in mente? Non avresti nemmeno potuto utilizzarla in pubblico.” commentai sospirando
“Posso fare di meglio.” aggiunse lasciando cadere la catenella davanti ai miei occhi.
“Si, Padrone… Ma prima vorrei farti vedere una cosa. Posso?” indicai il computer ed il permesso di usarlo.
“A me piacerebbe questo.” gli mostrai una tuta in pelle aderentissima che avevo adocchiato da un pò su un sito di sex-toys che visito di tanto in tanto.
“E questo, no?” indicò lui
“E anche questo! Oppure questo…” Continuammo a stuzzicarci a vicenda per una buona mezz’ora
“Finiremo sul lastrico…” commentai preoccupata, mentre riempivamo il carrello.
“...ma felici.” concluse all'unisono con me.