Al funerale del Signor Giulio, c’erano pochissime persone. Alice avrebbe voluto sedere in uno dei banchi davanti, ma non ne ebbe il coraggio e poi vide che anche l’amica non sembrava a suo agio..
I pochi parenti non sembravano per niente commossi o sorpresi, del resto il signor Giulio non li aveva nemmeno mai menzionati nè aveva avuto l’impressione che fossero mai andati a trovarlo.
Finiva così un’avventura durata quasi otto mesi. Alice stringeva tra le mani una foto di Sandra. Aveva voluto che in qualche modo anche lei fosse presente. Forse l’unica persona che il Maestro avrebbe voluto veramente lì.
Era morto da solo ed era stata Madam Serena a trovarlo. Era in cucina, per terra in una pozza di latte. I dottori dell’ambulanza avevano parlato di infarto.
Con il portiere, erano riuscite a risalire ad una nipote, che però non ne volle saperne di organizzare la sepoltura. Aveva a sua volta dato il numero di telefono del suo ex agente.
Quando Alice lo vide, oramai anche lui sulla settantina, lo riconobbe subito. Spesso compariva nelle foto degli spettacoli, ma anche nel diario di Sandra e nell’album di foto nel cassettone.
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Serena e Alice? - Aveva domandato incontrandole. Il signor Giulio probabilmente era ancora in contatto con lui. Ne ebbero la conferma circa un mese dopo, quando si presentò alla porta di Alice con una lettera.
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Magic mi ha parlato molto di voi. Credo che dopo Sandra, voi siate state le persone più importanti della sua vita - Aveva detto, sicuramente sottovalutandosi.
La lettera non era lunga ma talmente straziante che Alice e Serena dovettero interrompere la lettura più volte.
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Domani verranno a sgombrare l’appartamento. Sicuramente butteranno via tutto quanto. Una vita intera cancellata - Commentò guardandole con uno sguardo di intesa, mentre le salutava uscendo.
Per un’ultima volta le due ragazze varcarono la soglia, ma tutto era diverso. Ad Alice sembrò di entrare in un museo. Con occhi nuovi si soffermarono a guardare i manifesti degli spettacoli, sapendo che tutto questo sarebbe svanito, proprio come predetto.
Serena prese quello con Sandra sospesa nell’aria mentre Mister Magic, dalle sue dita, emetteva cerchi magici che la facevano fluttuare. Alice era sempre stata affascinata da quello in cui Mister Magic teneva l’orologio in primo piano con una mano sotto ad enfatizzare l’oggetto.
Nella camera da letto scelsero ognuna un vestito, poi Alice aprì il cassettone, e per primo prese il diario di Sandra. L’album di foto non c’era ed immaginò chi poteva averlo preso.
Serena prese qualche giocattolo, ma Alice notò che stava cercando altro.
Fu Alice a vederlo. L’orologio del Maestro era sulla scrivania assieme al suo cellulare. Alice prese entrambi gli oggetti. L'oggetto del potere era suo. Vittoria. Guardò Serena fiera del suo bottino. Dal canto suo, Serena la lasciò gongolare ancora qualche secondo. Poi si fece cupa in volto ed allungò la mano. Alice, quasi rendendosi conto che non sarebbe mai riuscita a gestire tale responsabilità, glielo offrì. Serena chiudendolo tra le sue dita, la ringraziò con un sorriso di complicità.
Prima di uscire dalla stanza, Alice ritornò all’armadio e prese anche una cassettina di legno, aprendola per verificare che tutti e quattro gli oggetti fossero presenti.
Arrossì sentendosi osservata dallo sguardo inquisitorio di Serena.
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Andiamo o finisce che ci portiamo via tutto - Disse facendosi coraggio.
Entrambe presero che chiavi che il Maestro aveva dato loro, e la misero sulla mensolina all’ingresso. Un ultimo straziante sguardo al corridoio tappezzato di manifesti e chiusero la porta per l’ultima volta.
Restarono in silenzio per qualche minuto, una volta rientrate fissando gli oggetti sul tavolo.
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Preparo una tisana…- si fece forza Alice.
Quando ritornò Serena stava guardando il cellulare del Maestro e rideva, a tratti malinconica, e a volte come tra i singhiozzi rivedendo foto e filmati salvati
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726372 - borbottò come rassegnata al fatto che fosse inutile cercare di capire come mai si ricordasse il codice di sblocco.
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È Sandra sulla tastiera numerica - sbottò Alice d’istinto. Entrambe risero.
Ancora una volta Alice si ritrovò a pensare a quanto di ciò che ricordava era vero o “suggerito”. Sorseggiando, cercò di pensare ed immaginare la sua vita senza quei ricordi. Si rese conto che forse rimaneva ben poco. Quegli otto mesi avevano riempito la sua vita nel presente e nel passato e, soprattutto, le avevano fatto capire la sua vera natura di sottomessa e, allo stesso tempo, l’avevano liberata dalla schiavitù delle inibizioni.
Si accucciò ai piedi dell’amica-padrona e prese a massaggiarle i piedi. Poi ne prese uno ed iniziò a baciarlo, inebriandosi con respiri profondi. Era da tanto che sentiva di volerlo fare, un desiderio inconscio, seppellito per anni in un cassetto nella sua mente. Inutile domandarsi l'origine. Lasciò che il suo subconscio la guidasse, immaginando quanto si sarebbe segato quel suo cugino immaginario vedendole in quel momento. Madam Serena la guardava compiaciuta lasciandola fare, forse facendosi le stesse domande. Da quando si sentiva dominatrice? Ed aveva sempre avuto attrazione per Alice? Una lesbica repressa che per paura di ammetterlo aveva lasciato che gli uomini abusassero del suo corpo?
I piedi di Madame Serena erano sexy, morbidi e sapevano di buono. Forse anche questo piacere era un falso ricordo, però, notò che quello che stava facendo piaceva anche a Serena, sentendosi porgere anche l'altro piede perché lo ricoprisse di attenzioni.
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Quindi, adesso che facciamo? - domandò l'amica dopo averla lasciata giocare con i suoi piedi per qualche minuto.
Alice la guardò e sorrise vergognandosi un po' per la fantasia che le stava crescendo dentro. Si alzò e prese l’orologio, tornando ad inginocchiarsi davanti all’amica e porgendoglielo.
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Vuoi che ti ipnotizzi, bambolina? - le sussurrò giocherellando con la catenella.
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Si, Madame Serena… - Rispose, mentre i suoi occhi golosi si perdevano nel ritmico oscillare.
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Non sei già abbastanza la mia schiava?
Alice si limitò a scuotere leggermente la testa. La sua bocca si schiuse come per dire qualcosa, o forse era solo il primo segno di rilassamento prima di sprofondare. Poi Madame Serena iniziò a parlare.
Fine.