“Tutto bene oggi, bella signora?” Mi domandò guardandomi per la centesima volta da capo a piedi.

 

Soprattutto ai piedi.

“Sì, benissimo, non vedo l’ora di rilassarmi e togliere queste scarpe. Una giornata intera in ufficio con i tacchi mi ha ucciso. Preparati ad un bel massaggio.” cambiai discorso.

“Volentieri, comunque sei super sexy, e poi non le metti mai, forse devi solo abituarti.”

“Forse” ritornai a sistemare sentendo i suoi occhi addosso.

Nota per la cambusa: portare un paio di scarpe comode in ufficio per eventuali altri ordini mattutini del padrone che si eccita a vedermi sui trampoli.

Effettivamente quelle scarpe erano molto sexy e mi slanciavano. Prese per un matrimonio quando eravamo ancora fidanzati e mai più messe. Mi stupì come Paolo se ne ricordasse ma, ordinandomi di indossarle dopo il mega ogasmo, quella mattina, era stato molto preciso nella descrizione e scatola nel ripostiglio delle cose ‘monouso’, offrendosi di prenderle e calzarle ai miei piedi. Eravamo in ritardo, ma il tempo per giocare con i miei piedi lo trovò e lo trovai particolarmente romantico, lì in ginocchio ad allacciare il cinturino alla caviglia.

“Aspetta, faccio io.” mi bloccò mentre, sedendomi finalmente sul divano, cercavo di togliermi quegli strumenti di tortura medioevale.

I miei piedi finirono ben presto nelle sue mani accoccolati nel nido che madre natura aveva fatto per ospitare il capostipite di tutta l’umanità. 

Mi preparai. Ricordavo che in una scena iniziale veniva mostrata l’abilità del terapeuta con una giovane cameriera durante un pranzo di lavoro. Non si poteva definire ipnosi, ma la cameriera sembrava particolarmente coinvolta da lui, nervosa ed impaziente di andare al suo tavolo. Poi ci fu una breve scena di un contatto con la mano sul polso della giovane donna mentre con il pollice faceva un movimento, e lì qualcosa successe, perché la ragazza sembrava come paralizzata ad ascoltare quello che gli sussurrava in un orecchio lasciando distinguere solo un suo sussurro nel ripetere un numero di stanza, portando ad intendere che la stesse programmando per un appuntamento notturno, e che non fosse la prima volta.

Mi limitai a concentrarmi sulla scena, anch’io paralizzata per poi girarmi verso il mio padrone con un sorriso di compiacimento per il massaggio con le mani, da sopra, e le pulsazioni ritmiche da sotto che avevano già iniziato a farsi sentire.

La scena clou, che probabilmente Paolo aspettava, mi prese un po’ alla sprovvista.

Stavo guardando il cellulare cazzeggiando su Instagram e mi ritrovai e fissare la TV sentendo il terapista iniziare il suo spettacolo. Non fu difficile concentrarmi. Forse la scena più topica del film, ben fatta con effetti speciali ben curati. Forse anche il regista aveva il fetish per l’ipnosi.

C’era una musica mistica in sottofondo che sembrava dilatare un tempo scandito da un metronomo. Il lento ticchettio, inizialmente fastidioso, era sincronizzato con una luce pulsante che, ritmicamente, inondava lo studio per poi ritornare nella penombra un attimo dopo. La paziente fissava la luce con le palpebre appesantite, mentre il vapore di una tazza nelle sue mani le attraversava la visone annebbiando ulteriormente i suoi occhi e la sua mente. Mentre inspirava profondamente, come suggerito, in una sequenza molto suggestiva, veniva mostrato, il movimento di contrazione delle sue pupille, stimolato dai bagliori, come scioccate dalla luce, dando il messaggio che qualcosa nel suo istinto, o subconscio, fosse già in qualche modo sincronizzato o soggiogato dalla situazione.

La voce inizialmente dolce e rilassante del terapeuta, era diventata più sicura, come per dare una svolta al suo carattere, che ora si dimostrava autoritario e deciso, quasi severo, soverchiando il rumore del metronomo diventato un accompagnamento di sottofondo. Poi l’ipnotista schioccò le dita mentre un persistente eco, difficile dire se nella mia mente o nel film, ripeteva di rilassarsi e dormire. Dormire profondamente. Dormire e ascoltare nient’altro che la sua voce, togliendo la tazza dalle mani della donna che, sentendosi libere, caddero mollemente ai suoi fianchi. Era una scena importante, qui veniva chiarito come il terapeuta avrebbe preso il controllo della donna nelle sedute successive, le parole chiave ripetute più volte, e ancora quel gesto con il pollice sul polso della donna come ad iniziare un imprinting per cui tutto ciò che lui suggeriva era da seguire con la massima considerazione ed ubbidienza, altrimenti tutta la terapia sarebbe stata inutile come inutile sarebbe stato il tempo prezioso di chi la stava aiutando.

Mi dispiaceva dover chiudere a mia volta gli occhi fingendo di dormire. Mi piaceva la protagonista. Una signora elegante e distinta, ricca, molto a modo e raffinata nei gusti, fin troppo ingenua.

Ora il metronomo scandiva dei leggeri colpetti che il dottore, col dito, dava sul corpo della donna e, per come ricordavo dalla sera prima, tocco dopo tocco, il suo corpo cedeva alle suggestioni di rilassamento lasciando spazio ad un piacere per lei forse mai provato. Oramai incapace di resistergli, fu presto avvolta dal piacere a favore di una svolta erotica del film e, in una serie di inquadrature studiate, gli involontari movimenti, a seguito dei crescenti spasmi di piacere, portavano a scoprire parti del suo corpo. La curva di un seno, una coscia, il bordo delle mutandine nere. Il piacere, diventava come una droga per la quale avrebbe fatto qualunque cosa pur di avene ancora ed ancora. Seduta dopo seduta.

Imitandola, ben presto anche le mie ginocchia iniziarono a spalancarsi, la mia gonna a salire e la mia camicetta diventare fastidiosa e insopportabilmente stretta. Irritante.

È questo che vuoi, padrone, no? Sento il tuo cazzo duro duro sotto i miei talloni e deliberatamente premo schiacciandolo durante i gemiti e gli spasmi. Buon divertimento amore mio.

La scena sembrava finita e, sbirciando dagli occhi socchiusi, vidi Paolo che ora aveva in mano una delle mie scarpe e le annusava, leccando quà e là la pelle del plantare. Poi me la calzò di nuovo e si mise a baciare in parte il piede ed in parte la calzatura salendo fino quasi al polpaccio. Feci finta di dormire ancora un po’ per lascialo giocare. Un po’ mi sembrava ridicolo quello che stava facendo, ma stavo conoscendo un suo lato nascosto. Una sua fantasia segreta, e dovevo accettarla per quanto stramba. Alla fine era anche piacevole dopo tutto.

Mi resi conto in quel momento che il film era in pausa e, quando Paolo vide che lo stavo guardando, lo riavviò.

"Wow…" mormorai stiracchiandomi e indulgendo in un lungo massaggio tra le cosce, fingendo lo stupore e l’imbarazzo della mia seminudità e della mia eccitazione. "Mi sono sentita ipnotizzare anche io. Mi piacerebbe provare una volta." lo stuzzicai

"Ti… ti piacerebbe?" Domandò a sua volta come stordito. Si era irrigidito, lo stavo forzando troppo, e ritornai a guardare il cellulare per stemperare la sua ansia. Dopo qualche scena inutile, arrivò il momento dove il dottore, eccitato dalla seduta precedente, si sfogava con la sua giovane receptionist, orgoglioso di quanto fosse oramai condizionata e sottomessa a lui.

Credo di aver superato me stessa in quella simulazione.

Tra i bagliori del metronomo, la ragazza lo chiamava signore mentre, fiero del suo controllo, lui le ordinò di spogliarsi nel modo più sensuale possibile e fu lì che mi alzai e cominciai a spogliarmi a mia volta. Lentamente, con estrema sensualità, mi sentivo veramente coinvolta, fissando la TV e la ragazza che, uno dopo l’altro, come me, lasciava cadere i suoi indumenti dimenandosi e toccandosi con eccitazione crescente, fino al lancio delle mutandine verso quel suo unico spettatore, piacevolmente seduto sul divanetto.

L’interpretazione mi aveva talmente coinvolta che, come la sexy segretaria, anche io mi inginocchiai davanti al televisore nell’atto di continuare il mio spettacolo tra le sue gambe. 

Mi girai verso Paolo sentendomi un po’ scema, forse avevo esagerato ma oramai era fatta. Del resto non era questo che voleva? L’avevo fatto bene?

Lui mi guardava senza parlare, ma la sua erezione sotto i pantaloni sembrava rispondere pienamente alle domande che mi ponevo.

“Non… non so cosa mi sia successo.” mormorai con aria imbarazzata, sorridente, eccitata ed ingenua, gattonando con avidità tra le sue gambe “Perché non finiamo di vedere il film a letto?” aggiunsi.

Simulare le sensazioni suggestionate era un gioco nuovo che mi stava piacendo. Avevo voglia di sesso e voglia di soddisfarlo, di dagli piacere.

Dejavu. Non è quello che è successo ieri notte? O sto vivendo il giorno della marmotta, oppure, in qualche modo, anche la sera prima, il film mi aveva suggestionata ed eccitata.

Cercai di ricordare come mi ero spogliata andando a letto nuda, mentre la frase “Ti è piaciuto lasciarti ipnotizzare dal terapista con la segretaria, vero?” mi rimbalzava in testa impedendomi di concentrarmi.

"Non volevi vedere come finisce?" Mi domandò picchiettando sul divano invitandomi a ritornare seduta.

Ok, signore-padrone, comandi tu. Almeno ritorna a massaggiarmi i piedi.

Il marito non solo voleva che la moglie gli lasciasse libertà di mettere il suo uccello dove voleva, ma chiedeva venisse programmata perché potesse aiutarla a dormire nelle notti in cui soffriva di insonnia. Leggi: voleva sgattaiolare via.

Il suo scopo però, era quello di ipnotizzarla mentre, lasciando aperto il gas, l’avrebbe soffocata nella notte. Aveva già fatto questo alla moglie precedente usando dei sonniferi, ma l’autopsia ne aveva rilevato le tracce e, per poco, non venne accusato di omicidio.

“Simpatico il maritino. Tu non vuoi uccidermi nel sonno, vero?” Miagolai alzando un piede per accarezzargli il volto. La realtà era che volevo attenzioni, volevo i suoi occhi su di me, sul mio corpo nudo e senza segreti. Si girò per baciarmi il piede, come per rassicurarmi che no, non le avrebbe mai fatto del male.

Ritornai su instagram un po’ delusa. Stavo perdendo il mio sex-appeal? Ad un tratto Paolo smise di massaggiare i miei piedi, e capii che stava succedendo qualcosa.

3 girls ass

Il dottore invitò il marito ad assistere alla seduta, per mostrargli come la programmava ed insegnargli come indurla nel sonno in caso di insonnia.

Il marito, già pregustando l’avverarsi del suo piano, osservò compiaciuto la futura ex consorte sprofondare in uno stato di trance profonda sorseggiando, soddisfatto, da una tazza fumante. Il fatto che per la seconda volta venisse mostrata la tazza rendeva ovvio che il dottore usava la bevanda per rendere i suoi pazienti più… morbidi, e non passò molto che lo sguardo del marito divenne rilassato ed assente, anche lui intrappolato nei bagliori del metronomo mentre, sempre più presenti, diventavano le parole del dottore nella sua mente annebbiata.

Il dottore prese delle cuffiette e le mise sulle orecchie dell’uomo, avviando un lettore MP3. Finalmente potè ritornare al divanetto per svegliare la bella addormentata, ma senza prima approfittare della sua incoscienza per concedersi un lungo momento seguendo, con un dito e lo sguardo, la linea sinuosa del corpo della donna dai tacchi alla fronte. Tocchi che caricarono la donna di profonda eccitazione come elettrizzata dal contatto, per poi risvegliarla, con uno schiocco delle sue dita.

“Ha funzionato?" domandò la donna girandosi a guardare il marito.

“Sei sicura di volerlo fare? Potrei fare in modo che se ne vada via e non lo vedresti mai più.” cercò nuovamente di convincerla.

“E lasciare che ci riprovi con un’altra donna? No, deve pagare.” Disse risoluta "Mi aiuterai?" Aggiunse con tono seducente, iniziando a sbottonarsi la camicetta.

In un’ultima scena, da bordo piscina, sorseggiando da un bicchiere di vino bianco, la donna guardava il marito tagliare il prato.

“Tuo marito è un angelo. Sei proprio una donna fortunata” commentò un’amica al suo fianco.

La notifica di un nuovo messaggio la portò a guardare il telefono. Nella sua mente apparve il metronomo ed il suo lampeggio, mentre, in modo del tutto automatico si apprestava a rispondere senza rendersene conto.

“Esci stasera, mia regina?” Domandò il marito vedendola prepararsi qualche ora dopo. Si inginocchiò ai suoi piedi e la aiutò ad allacciare il reggicalze respirando il suo seducente profumo, adorandola.

"Ricordati il bucato." indicò gli indumenti sparsi sul pavimento "C'è altra roba nel mio bagno."

"Sì, signora." Annuì, crogiolandosi nel piacere della carezza sulla sua testa.

"Non aspettarmi alzato, farò tardi." Gli ordinò.

"Divertiti, Padrona. Io ho ancora mille cose da fare in casa e poi il dottore mi ha inviato un nuovo audio da ascoltare."

"Benissimo, cucciolo, siamo molto fieri di te. Come sto?" domandò indecisa se alzare ancora un po’ la zip della gonna di pelle che la fasciava perfettamente.

"Sei molto sexy, padrona. Come una dea. Grazie per chiederlo." La ringrazió porgendole servilmente le chiavi dell'auto.

Attraversando la hall dell'hotel guardò di nuovo il massaggio ricevuto: 'Suite 1032, alle 21.30' era in orario. Bussò.

"Entra, c'è anche Stephanie stasera, lavora qui come cameriera. Vai a farle compagnia nel letto. Io arrivo tra un minuto."

"Sì, padrone…" risposi all'unisono con l'ubbidiente protagonista, guardando Paolo.

 

 

Storia di Alice
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