Passò a far visita al Maestro prima di andare a fare la spesa a fine giornata.
Si erano sentiti nel pomeriggio al telefono e la sua voce sembrava nettamente migliorata ma, in qualche modo, sentì il bisogno di vederlo, e poi passare da casa era anche di strada verso il piccolo supermercato che frequentava abitualmente.
Le sembrò che anche il Maestro fosse felice della sua compagnia. Pur rimanendo a letto, aveva ripreso la sua affascinante loquacità raccontando storie ed aneddoti del tempo passato e poi, questa piccola pausa, le permise di rilassarsi un po' dopo la giornata in ufficio. Forse troppo.
Aprì gli occhi e notò che si era addormentata ascoltandolo. Il Maestro la guardava sorridendo, la cosa la imbarazzò parecchio, ma nello stesso tempo la considerava molto romantica. Sfiló lentamente, i piedi da sotto le coperte e dalle sue mani. Ora li sentiva piacevolmente caldi e riposati.
Approfittando di un attimo di sonnolenza del Maestro, ritornò all’armadio ansiosa di giocare ancora con gli “accessori” del cassettone. Di colpo notò che si stava facendo tardi, andò in cucina e prese a stendere la lista della spesa.
Sulla soglia si rese conto, con dispiacere, che non poteva uscire indossando il collare. In casa con il Maestro era un conto, ma forse al supermercato era un po’ eccessivo e lo appoggiò sul tavolo. Per i capezzoli, la giacca abbottonata poteva bastare per coprire la mancanza di reggiseno e quei due piccoli peccati appesi. Eventualmente, se portare le pinzette fosse stato troppo imbarazzante, avrebbe potuto andare in bagno nel centro commerciale per toglierle.
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Per toglierle o per masturbarti?- Sentì una donna domandare, guardandola in attesa di una risposta.
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C…come, scusi?-
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Lo vuole o no il carrello, signorina?- ripeté la domanda scandendo le parole, facendo sentire Alice come con una deficente.
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Ah...Si… Si grazie. Mi scusi era solo che avevo capito… Si grazie. Molto gentile.-
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Sempre in giro con quegli aggeggi nelle orecchie… dove finiremo.- commentò probabilmente suo marito, notando gli auricolari.
Alice prese il carrello e schizzò su per la rampa, per quanto i tacchi altissimi glielo permettessero, cercando di nascondere l’imbarazzo che le faceva bruciare le guance.
Aprì sul telefono la lista della spesa e cercò di concentrarsi resistendo alla tentazione di rivedere le ultime foto che si era scattata giocando nella camera del Maestro, o forse non voleva vederle perché adesso se ne vergognava moltissimo, ripensando all’imbarazzo di essere stata beccata dal Maestro a farsi selfie. In quel momento il telefono si mise a vibrare.
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Pronto? Signor Giulio, tutto bene?- Rispose al telefono allarmata. - Ma si figuri, anzi dovevo prendere alcune cose anche io. Come sta? Si il latte e le uova… si li vedo. Due conf…-
Alice rimase paralizzata con la mano estesa a raggiungere lo scaffale come il suo Maestro aveva ordinato al suo corpo, rendendola ancora una volta il suo manichino vivente.
In qualche modo aveva la percezione del mondo frenetico della corsia attorno a lei, ma per lei il tempo era come congelato in quel gesto.
Un uomo le chiese se avesse bisogno di una mano, ma la sua voce era distante, quasi impercettibile rispetto alla voce del Maestro negli auricolari. Le piaceva sentire la sua voce con gli auricolari. La sentiva ancora più in profondità nella sua mente. L'aveva notato anche in ufficio quando si erano sentiti nel pomeriggio.
Forse, dopo un interminabile minuto, finalmente la sua mano, il suo braccio ed il suo corpo furono liberi di muoversi.
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Signor Giulio sono… c’è gente qui attorno, la prego…- balbettò incredula di ciò che era appena accaduto. - Lo sa già…- cercò di convincerlo guardandosi attorno - si… si mi è piaciuto… si, eccitata… mi ha fatto sentire… eccitata.- bisbigliò, facendo conchiglia con la mano davanti alla bocca. Ma non bastava, Il Maestro voleva di più, e minacciò di bambolizzarla di nuovo.- MI SONO ECCITATA!- Ammise infine ad alta voce come richiesto.
Non ebbe il coraggio di guardarsi in giro per vedere se qualcuno la stesse osservando o, ascoltando però, nel pagare, ebbe come la sensazione che la cassiera potesse leggere i suoi pensieri ed il suo imbarazzo.
Alice la vide avvicinarsi al microfono e fu certa che ora avrebbe comunicato a tutti ciò che sapeva.
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Un prezzo alla 5.- Squillò per tutte le corsie.
Alice, istintivamente chiuse ulteriormente la giacca, mentre sentiva gli occhi dei clienti in fila osservarla da capo a piedi scuotendo il capo.
Al sicuro nella sua auto, nel parcheggio, ebbe la tentazione di chiamare il signor Giulio con una scusa qualunque. Quello era un posto pubblico che per lei sarebbe andato bene per essere… bambolizzata. Quello era il momento giusto perchè la voglia di guardare quelle foto ora era diventata insopportabile e sentiva il bisogno dell’aiuto del Maestro per rimanere una brava ragazza.
Si scosse dai suoi pensieri ossessivi, e partì alzando al massimo il volume della radio.
Rientrando, era decisa a non affrontare il discorso, cercando di minimizzarlo in qualche modo, ma non fu così per il signor Giulio che era seduto al tavolo del soggiorno e teneva il collare in mano pensieroso
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Vedo che si sente meglio. Bene!- cercò di illuminare l’aria cupa del momento
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Mi scusi per prima signorina, mi sono lasciato trasportare.- bisbigliò come pentito
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Come?- finse di non capire. - Non è nulla, Mi fa piacere vederla alzato. L’aspirina non delude mai.- aggiunse evitando lo sguardo diretto mentre toglieva la giacca. Solo in quel momento si ricordò di ciò che indossava. Qualcosa che lo sguardo esperto del signor Giulio notò immediatamente sotto la leggera camicetta.
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Io… sono io a dovermi scusare per… per la mia invasione… non so cosa mi è preso… io…- Cercò di colmare il silenzio dell’uomo coprendosi istintivamente il petto con le mani.
Guardandolo pensieroso con gli occhi sul collare, Alice fu certa che stesse pensando ad una punizione. Come aveva avvertito in quella sensazione che le turbinava dentro da un po’.
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Mi vergogno così tanto…io…- esplose sentendosi sull’orlo di piangere.
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La verità è che lei mi manca tanto.- annunciò come non l’avesse nemmeno sentita. - Sandra, mi manca tanto e lei le assomiglia molto e… Mi manca la sua voce, la sua presenza, la sua… -
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Ubbidienza.- concluse Alice pentendosi immediatamente. Ma come le era venuto di dire una cosa simile?
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Esatto…- Il signor Giulio alzò lo sguardo fissandola negli occhi. Erano occhi che desideravano. Occhi che la fecero rabbrividire di emozione. Stava guardando lei o Sandra?
Le sua mani scivolarono giù ad accarezzare il volto spinoso di una barba sfatta, rigato da chissà quale dolore. Al contatto, il signor Giulio, chiuse gli occhi per assaporare il più possibile quel momento.
Alice pensò ad una scena di Blade Runner, dove l’ologramma si era sovrapposto al corpo di una donna reale, sentendo tipo lo spirito di Sandra aleggiarle attorno
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Io…- fece una pausa per prendere coraggio - Prima, mentre lei dormiva, mi ha chiamata col suo nome, Sandra. Mi ha detto che ero una brava ragazza, poi mi ha… mi ha ordinato di darle da bere.- Concluse aspettando una reazione che però non arrivò. Il signor Giulio la ascoltava in silenzio come se stesse aspettando altro.
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Poi… Ho visto il diario di Sandra, e non ho resistito. Mi scusi signor Giulio. Io…-
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Il diario. - annuì sorridendo con aria sognante.
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Se le fa piacere…- Ora o mai più, si disse Alice. - Se le fa piacere, può chiamarmi Sandra. Oh! questo non significa che io voglia… Solo se le fa piacere.-
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Come un gioco? A Sandra è sempre piaciuto giocare, fino all’ultimo. - Commentò l’uomo, ora ammiccando al seno di Alice e a ciò che traspariva dalla camicetta. Lei è molto gentile, signorina, ma non so come potrei mai sdebitarmi.-
Alice avvertì la frase come un invito a chiedere qualcosa in cambio. Un invito che forse aspettava di ricevere.
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Veramente… A me già basta il piacere di vederla felice, però se proprio vuole, avrei una richiesta.- Si buttò.
Oramai avevano entrambi superato molti limiti comuni. Una situazione stranissima e mai provata prima. Cosa stavano diventando?
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Mi prenderà per stupida o ingenua, ma nel diario… nel diario ho letto che Sandra… che lei poteva… insomma poteva darle piacere con una parola…- farfugliò confusa.
Il signor Giulio riprese a fissarla. Un'espressione impenetrabile. Un mezzo sorriso, ma era impossibile capire se fosse per deriderla o un sorriso di compiacimento.
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Piacere?- Domandò sapendo benissimo di mettere alla prova il pudore di Alice chiedendo una ulteriore conferma.