Scorrendo con gli occhi le scelte del contratto, il signor Giulio di tanto in tanto alzava lo sguardo in modo criptico, per poi annuire compiaciuto.

  • Ieri mi ha chiesto della Safe Word. Ne ha scelta una? - Domandò al temine della attenta lettura.

  • Come? Uh… Safe Word… certo sì… Pensavo… Forse è stupido… pensavo giallo e rosso.

  • Due? Uhm. Interessante. Ha fatto bene i suoi compiti, vedo. Bene giallo per situazioni a rischio e rosso per interrompere immediatamente. Come le ho detto, sarà sempre in grado di dire queste due parole, anche in uno stato di ipnosi molto profonda. Se useremo boccagli o bavagli in situazioni incerte, ci saranno due fazzoletti colorati che lei lascerà cadere per avvisarmi. Le è chiaro? - disse con tutta calma, sicuro di se.

Alice annuì impressionata o forse affascinata dalla sicurezza con cui stavano affrontando questo discorso, come se l’avesse fatto decine di volte, forse era proprio così, e lei era solo il suo ultimo passatempo.

Il signor Giulio inclinò la testa da un lato aspettando.

  • Sì… Sì è chiaro.- 

  • Bene, può preparare il caffè ora, poi possiamo iniziare un po’ di training. Aspetti. Quando è in questa casa dovrà sempre indossare questo - aggiunse porgendole il collare.

Alice arrossì. Fin da quando era entrata aveva notato il collare, e sentiva di non riuscire a togliere gli occhi dall’oggetto in bella vista sul tavolo. Lo prese in mano per indossarlo lì, in piedi davanti a lui, guardandolo.

  • L’aiuto - Disse alzandosi e facendola girare. 

Alice chinò un poco la testa spostando i capelli da un lato. Le sue mani erano calde. Ebbe una specie di gemito quando lo strinse un po’ più di quanto avrebbe fatto lei.

Ancora una volta, volle vedere se l’anello anteriore era posizionato correttamente e, questa volta, vide con chiarezza che le stava guardando il seno.

  • Grazie… - Non avevano discusso di come doveva chiamarlo.

Ritornando dalla cucina, vide che il signore Giulio aveva l’orologio nelle sue mani, giocherellando con la catenella. Era emozionata e cominciò a fantasticare su cosa sarebbe successo a breve. 

 

  • E tre… Completamente sveglia! - Alice aprì gli occhi domandandosi perché le avesse detto di svegliarsi. 

L’orologio era sul tavolo e non più nella mano del Maestro, si voltò seguendo la voce e vide che si stava sedendo alla poltrona di fronte alla TV. Raccolse le tazze del caffè dal tavolo, aveva bisogno di tempo per rendersi conto di cosa fosse successo. Il primo passo la destabilizzò un attimo, non si aspettava di indossare tacchi così alti. Istintivamente guardò se le aveva anche incatenato i capezzoli, ma notò solo quel bottone in più slacciato. 

La sua tazza era ancora mezza piena ma fredda. Andò in cucina e si mise a lavarle nel lavandino un po' delusa. Sperava l’avrebbe ipnotizzata utilizzando l’orologio. Aveva detto che avrebbe iniziato il training, ma non volle commentare. 

  • Vieni qui, vediamo cosa hai imparato stasera.- Ordinò 

  • Si, Maestro - le uscì senza pensarci. 

  • Molto bene, brava ragazza. Ora togliti la camicetta - chiese con voce ferma.

  • Si, Maestro - rispose di nuovo involontariamente, mentre le sue mani iniziarono a muoversi quasi senza averne coscienza.

Cosa stava succedendo? Era ancora ipnotizzata? Tutto sembrava normale ma sentiva che qualcosa le sfuggiva. Presentò il suo seno nudo davanti al Maestro ed aspettò, cercando di ricordare quando si era tolta il reggiseno, o se semplicemente non lo aveva indossato. Lo sguardo dell'uomo fu molto insistente e si sentì avvampare di calore la faccia sentendo i suoi capezzoli inturgidirsi.

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  • Quando ti sei masturbata l’ultima volta?

  • Ieri sera, Maestro - Che cavolo stava succedendo, perché lo aveva detto?

  • Sei venuta?

  • Si Maestro. Due volte.

  • A cosa hai pensato?

Questo era troppo. Davvero voleva saperlo? Non te lo dirò mai! - pensò

  • Stavo guardando un video di BDSM. Mi ero persa su internet per cercare i nomi presenti nel contratto e mi ha eccitato.

  • Continua… - mormorò interessato

  • Un… un video dove una donna veniva sottomessa e posseduta in più modi da due uomini - sbottò incapace di controllarsi.

  • Guardi spesso materiale pornografico?

  • No. Ieri ero particolarmente eccitata quando sono rientrata dopo il nostro incontro. Poi dovevo fare… i compiti - concluse pur sapendo che fosse una scusa del cazzo.

  • Essere eccitata è bene, godere no. Non se non ti viene permesso o ordinato - aggiunse. 

Era cominciata così anche con Sandra? Sarebbe finita a supplicarlo per il permesso di godere?

  • Ora sei eccitata?

  • Si, Maestro - confessò arrossendo

  • Perché sei eccitata, schiava?

Come l’aveva chiamata? Aveva capito bene? Certo, la sua passera l’aveva sentito benissimo, perché aveva cominciato a muoversi nelle mutandine, gonfiarsi, quasi per farsi spazio, sparando farfalle su per tutto il corpo, invidiosa di quelle tette ben esposte alla presenza del Maestro mentre lei veniva relegata e nascosta. Ignorata.

Alice si sentì avvampare.

  • Rispondi, schiava.

  • Oh… perché mi succede che… sento come se non avessi più il controllo.

  • Se ti chiedessi di toccarti ora. Qui, adesso?

“Siiiii!!!!” - sentì come un urlo provenire dalle sue mutandine.

  • Io…

  • Metti le mani dietro la schiena e allarga le gambe - Ordinò prima di alzarsi ed andarsene.

Non fu necessario girarsi per curiosare. Alice riconobbe immediatamente il suono della catenella.

  • Resta immobile - ordinò mentre applicava le pinzette.

Alice gemette. Sembrava più doloroso del solito e si morse il labbro inferiore strizzando gli occhi. perché non la bambolizzava? Voleva torturarla? Voleva la sua sottomissione spontanea. C’era differenza? Aveva letto qua e là cose sull’ipnosi e tutti concordavano che tutte le ipnosi sono auto-ipnosi. Che il nostro subconscio decide di ubbidire ad un certo punto. Non esiste una forza superiore, tutto dipendeva dalla nostra volontà di lasciarci guidare. Di sottometterci.

Il Maestro diede uno strattone alla catenella strappando via le pinzette appena applicate, ma con un movimento lento mettendo a dura prova l’elasticità della sua pelle più sensibile del seno.

  • Godi, schiava! - schioccò interrompendo i suoi pensieri.

Di colpo sentì il calore riempirle il basso ventre e quella sensazione di piacere che esplode dentro. 

  • Si, Mae… ohooo…- balbettò incapace di controllarsi

  • Godi, schiava! - ordinò nuovamente accendendo un nuovo orgasmo dentro di lei.

Le ginocchia di Alice iniziarono a tremare, ma non voleva chiuderle, non voleva disubbidire. Non aveva mai provato un piacere così. Così intimo, senza sentirsi stimolata. Un orgasmo tutto spirituale ed interno.

  • Godi, schiava! Godi schiava! godi schiava!-

  • Grazie Maestro… gra… ohooo… graaaaazie…- mormorò cadendo in ginocchio senza forza.

  • Sei un soggetto molto interessante, Alice. Credo che ci divertiremo molto assieme. Era questo che mi chiedevi?

  • Non so. Si, Maestro… Sì, grazie Maestro…

  • Guardami negli occhi ora e sprofonda…. di più… mille volte più di prima… mille volte di più ad ogni tocco del mio dito - ordinò enfatizzando le sue parole con continui colpetti sulla fronte che le martellavano dentro frantumando i suoi pensieri come un puzzle di migliaia e migliaia di pezzi.

Alice si sentì risucchiare dal suo sguardo profondo. Ogni tocco la faceva sentire immensamente più connessa a lui. Immensamente sottomessa ed ubbidiente. Immensamente più ipnotizzata.

  • Tu sei la mia schiava, dillo.

  • Io sono la sua schiava…- ripetè senza volontà

  • Ubbidirai senza esitazione ad ogni mio comando.

  • Ubbidirò senza esitazione ad ogni tuo comando…

  • Dammi la tua mano - la invitò prendendole il polso nella sua - Immobilus personae! - aggiunse schioccando le dita.

Alice, come un automa ubbidì bloccandosi, come già successo nelle volte precedenti. Questa volta però sentiva la sua mente completamente sgombra e vuota. Sentiva di essere totalmente immobile. Sia fuori che dentro. Dentro, nell’intimo, la sua mente era ferma, vuota, una lavagna sgombra e pronta ad essere usata.

  • Ora taglierò le vene del tuo polso con questo rasoio affilatissimo e tu…

  • NO! Rosso! Rosso! Rosso!- Sbottò svegliandosi di colpo dalla trance.

Alice si allontanò bruscamente da lui, terrorizzata, gattonando sul pavimento. Lo guardò domandandosi perché. Il cuore in gola, sentendo il sangue raggelare. Poi riprendendosi dal terrore, vide che nelle mani del Maestro non c'era nulla. Il rasoio luccicante e affilatissimo era svanito.

  • Rilassati, schiava. Era un test. Solo un test. Guarda non ho nulla in mano. Rilassati e godi.

Alice fece un mezzo sorriso di imbarazzo, poi il piacere la divorò di nuovo emettendo un profondo gemito.

  • Grazie… grazie Maestro - gemette appena fu capace di connettere.

Quello sarebbe stato il momento perfetto per sentirsi sollevare tra le braccia del suo cavaliere che l’avrebbe portata in una camera con lenzuola di raso e candele profumate, dove si sarebbe addormentata sul suo petto inebriata del suo profumo, della sua presenza e della sua protezione.

  • Direi che per oggi può bastare, l'aiuto a rialzarsi - le sussurrò accompagnandola sul divano. - Un'ultima cosa…-

Alice sentì distintamente il tocco del dito del Maestro sulla sua fronte, poi il buio.

 

Si svegliò di soprassalto. Erano le 3:00.

Era nuda ed indossava ancora il collare. Le dava fastidio, ma nel toglierlo sentì qualcosa che glielo impediva. Andò in bagno e si guardò allo specchio. C'era un lucchetto, cercò di forzarlo ma le diede una scossa. Prese il telefono ed inviò un messaggio al Maestro. Provò di nuovo e ricevette una seconda scossa. Inviò un altro messaggio. Fece per avvicinare le mani ancora ma le ritrasse. Facendo pipì si guardò tra le cosce e si domandò se il Maestro l'avesse vista nuda vergognandosi per lo stato dei suoi peli.

Non aveva fatto caso se nelle foto, Sandra fosse depilata o no, ma di certo lei non voleva apparire così, non nel 2023.

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Visto che era sveglia decise di depilarsi facendo una doccia. Per il ciuffetto cominciò a ridurlo piano piano, ma le sembrava sempre decentrato e storto, quindi alla fine prese la decisione più drastica. Asciugandosi, verificò facendosi qualche selfie. Non si era mai fotografata tra le gambe. Era eccitante. La sua fichetta era carina. Labbra non troppo grandi ed il clitoride un po' gonfio troneggiava con presunzione. Sembrava proprio una piccola troietta in calore, e le dava piacere pensarlo. Aveva fatto un bel lavoro e meritava una ricompensa.

Cominciò toccando la nuova pelle liscia, prima tra le gambe, avvicinandosi poi al centro. Un orgasmo l’avrebbe aiutata anche a riaddormentarsi. Si masturbava spesso quando non riusciva a dormire per poi lasciarsi cullare nell’estasi.

Si piaceva. Si piaceva al contatto ed anche nel guardarsi. Forse era sempre stata un po' esibizionista. Chiuse gli occhi e si abbandonò ad un ricordo. 

Durante una vacanza in campagna un suo cugino l’aveva spiata mentre faceva la doccia. Lo vedeva che la spiava da dietro la porta socchiusa. Beccato in flagrante, disse di dover fare pipi. Lei lo invitò ad entrare, e a questo punto il ragazzo non poté tirarsi indietro. Alice lo vide in imbarazzo mentre, da seduto, faceva il suo bisogno e notò che stava tirando in lungo. La fissava lì, lo vedeva distogliere lo sguardo quando lei si girava, temporeggiando nell’asciugarsi i piedi, perché la guardasse mentre era chinata, e del resto anche lei lo fissava lì. Gli fissava il coso. Adesso sapeva che stava avendo un'erezione, ma allora si era domandata per molto tempo come facesse a nascondere nei pantaloni quella specie di ditone sporgente, e quanto dovesse essere scomodo. Ricordò però che la curiosità del cugino le piaceva. Cavoli se le piaceva e non aveva fatto nulla per nascondersi, anzi, per molto tempo, dopo quel giorno, aveva fantasticato di toccarglielo e che anche lui la toccasse e la guardasse, la spiasse, anche se avrebbe preferito notasse le sue tette. In quel momento erano poco più che due brufoloni appuntiti che le davano un fastidio tremendo a volte, in altri momenti sensazioni incandescenti, non ne andava molto fiera, ma la facevano sentire donna e molto sexy vestendo i primi reggiseni. Si domandò come sarebbe stato se l’avesse vista ora, depilata con le cosce aperte a toccarsi eccitata come allora o forse di più. Sorrise immaginando come avrebbe potuto essere ora il suo “coso”. 

Poi il pensiero che il Maestro l’avesse mandata nel suo appartamento nuda ed ipnotizzata la distolse da quel ricordo che credeva ever dimenticato. Forse qualcuno l’aveva vista per le scale, o aveva preso l’ascensore? Forse le aveva parlato, ma lei l’avrebbe ignorato continuando ubbidientemente per la sua strada come ordinato, o forse era semplicemente crollata sul letto, sfinita dai tre, quattro o forse mille orgasmi provati. Non provati. Subiti. 

Cazzo, che figata. Non vedeva l’ora di riprovare. Quella vampata che l’aveva assalita come un’onda inarrestabile, e lo sguardo fiero del Maestro mentre le ginocchia le cedevano cadendo ai suoi piedi. Ringraziandolo sottomessa e felice.

Iniziò a masturbarsi più velocemente, guardandosi nello schermo del telefonino mentre si filmava. Fissando la sua figa bagnarsi sempre di più fino a quasi gocciolare. La nuova sensazione di pelle liscia la eccitava molto, ma soprattutto l’idea che il suo Maestro la potesse vedere, così sexy e bagnata le dava un piacere nuovo ed entusiasmante. Si sentiva libera e disinibita. Lo aveva sempre desiderato e ora era pronta ad ammetterlo. Del resto anche nel contratto erano previste delle foto e delle riprese, che male c’era? Se solo fosse stato lui a riprenderla e, magari, immobilizzandola per impedirle di toccarsi, per darle dimostrazione di quando ubbidiente e schiava era diventata e quanto potere avesse su di lei.

  • Godi, schiava… godi schiava… godi…- ripeteva cercando di immaginare la voce calma e sicura del Maestro.

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Inviargli le foto ed il video le sembrò una buona idea. Forse l’avrebbe perdonata per i due messaggi precedenti dove confessava di voler togliere il collare, pur sapendo che era sbagliato. Perché le brave schiave non cercano di liberarsi.

Una prova di quanto avesse preso seriamente la cosa, che poteva chiedere ogni cosa alla sua piccola schiava. Si sentì sfinita e decise di riprovare a dormire. Giocherellò un attimo con il lucchetto, immaginando che la scossa che sentiva fosse la sua presenza. Solo in quel momento capì lo scopo del collare, il lucchetto e perfino la scossa. Lo scopo del Maestro era quello di essere sempre presente.

 

 

 

 

 

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